Il diabete mellito è una malattia cronica caratterizzata dall’aumento della concentrazione di glucosio nel sangue. Responsabile di questo fenomeno è un difetto assoluto o relativo dell’insulina, un ormone secreto dal pancreas indispensabile per il metabolismo degli zuccheri.
Tutti i carboidrati (zuccheri semplici e complessi) assunti con l’alimentazione sono trasformati nel corso della digestione in glucosio, il quale rappresenta la principale fonte di energia per il nostro corpo. Addirittura alcuni tessuti sono glucosio-dipendenti, come abbiamo spiegato nell’articolo sui carboidrati.
Affinché il glucosio possa fare il suo ingresso nelle cellule ed essere utilizzato come “carburante”, è necessaria la presenza dell’insulina.
Quando l’insulina è prodotta in quantità non sufficiente dal pancreas, oppure le cellule dell’organismo non rispondono alla sua presenza, nel sangue si avranno livelli di glucosio più alti del normale (iperglicemia) favorendo, così, la comparsa del diabete mellito.
La concentrazione di glucosio nel sangue si misura con la glicemia.
In soggetti sani i valori della glicemia si mantengono tra i 60 e i 130 mg/dl.
La diagnosi di diabete è certa con un valore di glicemia di 200 mg/dl, rilevato in qualunque momento della giornata o due ore dopo un carico di glucosio.
Valori di glicemia compresi fra 140 a 200 mg/dl dopo un carico di glucosio definiscono, invece, la ridotta tolleranza al glucosio che può evolvere nel tempo verso un diabete conclamato.
Attualmente la medicina distingue tre forme di diabete mellito:
– diabete di tipo 1, è una malattia autoimmune, riguarda il 10% dei casi di diabete e si sviluppa prevalentemente a partire dall’infanzia o dall’adolescenza. La produzione di insulina da parte del pancreas viene soppressa o fortemente ridotta. Questa situazione è irreversibile, pertanto il paziente a cui è stato diagnosticato il diabete di tipo 1 dovrà necessariamente assumere ogni giorno e per tutta la vita dosi di insulina.
– diabete di tipo 2, interessa il 90% dei casi e quindi rappresenta la forma di diabete più comune. Si sviluppa per lo più a partire dai 40 anni di età e tra i fattori ambientali che possono favorire l’insorgenza di diabete ricordiamo il sovrappeso, l’obesità (soprattutto di tipo addominale) e un’alimentazione sbilanciata, ricca di grassi saturi e zuccheri semplici.
Questa malattia è caratterizzata da un duplice “guasto”: ci può essere un deficit di secrezione di insulina e quindi non viene prodotta una quantità di ormone in grado di soddisfare le necessità dell’organismo, oppure vi è la ben nota insulino-resistenza, cioè l’insulina prodotta non agisce in maniera adeguata.
Il risultato, in entrambi i casi, è il conseguente incremento dei livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia).
– diabete gestazionale, in cui l’ aumento dei livelli di glucosio si manifesta o viene rilevato per la prima volta nel periodo della gravidanza. Generalmente tende a scomparire al termine della gravidanza, ma pur essendo una condizione transitoria, se non viene diagnosticato ed adeguatamente curato, può portare a delle conseguenze, anche gravi, sia per la madre che per il bambino.
A queste si aggiunge un’altra patologia rara chiamata diabete insipido che si differenzia dalle altre sia per cause che per sintomi.
Adesso ci soffermeremo sull’alimentazione per il diabete di tipo 2, essendo quello più comune e con più incidenza.
Un’alimentazione ben bilanciata rappresenta la cura essenziale del diabete, al fine di mantenere sotto controllo il livello di zucchero nel sangue. Nel caso di pazienti in sovrappeso o obesi, tornare ad un peso normale permette di ridurre non solo i livelli di glicemia nel sangue, ma anche di ridurre gli altri fattori di rischio cardiovascolare (ipertrigliceridemia, ipertensione arteriosa , ipercolesterolemia, ecc)
La dietoterapia svolge un ruolo fondamentale nel trattamento del diabete e si prefissa come obiettivi:
La dieta per il diabete non è assolutamente restrittiva in termini energetici, infatti la persona con diabete necessita di un apporto calorico giornaliero uguale a quello del soggetto non diabetico.
Indice glicemico e carico glicemico
Ovviamente l’attenzione va posta sull’indice glicemico degli alimenti e, in maniera più approfondita, sul carico glicemico dei pasti. L’indice glicemico riguarda soprattutto i cibi ad alto contenuto di carboidrati, mentre quelli ricchi di grasso o di proteine non hanno un effetto immediato sulla glicemia, ma ne determinano un tardivo incremento prolungato.
L’indice glicemico è un indicatore di “qualità” dei carboidrati, ma non tiene conto delle quantità effettivamente consumate di un dato alimento.
Il carico glicemico invece prende in considerazione la quantità effettiva di carboidrati consumati e consente di confrontare l’effetto sulla glicemia di porzioni equivalenti di alimenti diversi; più basso è il carico glicemico, minore sarà l’effetto sullo zucchero nel sangue di quella quantità di alimento.
Raccomandazioni dietetiche generali
Tenendo conto che per ottenere una corretta ed equilibrata alimentazione occorre assumere la giusta quantità degli alimenti e rispettare le frequenze con le quali alcuni cibi debbono essere consumati, proponiamo una lista degli alimenti che possono o non possono essere utilizzati da chi è affetto da diabete di tipo 2.
ALIMENTI NON CONSENTITI
Alimenti consentiti con moderazione
I frutti maggiormente consigliati sono quelli con meno presenza di zucchero e basso indice glicemico come ciliegie, fragole, mirtilli, albicocche, pere, arance, , mele, pesche e prugne.
Sono sconsigliati invece melone, banana, papaia, mango, uva e ananas.
Alimenti consentiti
Contrariamente a quanto si crede, la base per un’alimentazione equilibrata nei diabetici è anche costituita da cibi con carboidrati e ricchi di fibra.
Tra i cereali a più basso indice glicemico vi segnaliamo la crusca di avena e di frumento (ideale per colazione e spuntini), l’orzo integrale, il farro integrale, il grano saraceno integrale e la quinoa.
Consigli pratici per il diabetico e per tenere sotto controllo la glicemia
Infine, ma non meno importante, rendere lo stile di vita più attivo.
L’attività fisica costante ha benefici effetti sui soggetti affetti da diabete, oltre che essere fondamentale per eliminare il grasso in eccesso e dimagrire correttamente.
Questi sono i nostri suggerimenti per diabetici, con un’avvertenza: è sempre consigliabile definire un piano dietetico personalizzato con uno specialista.
dott. Adriano Arcuri