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Intolleranza al lattosio: cause, rischi e rimedi

Oggigiorno è sempre più spesso si parlare di intolleranza al lattosio. Negli scaffali dei supermercati, i prodotti delattosati sono ormai molto presenti e le varie attività commerciali, quali bar, gelaterie, pizzerie, ecc., si sono organizzate per venire incontro alla clientela che soffre di intolleranza al lattosio.

Ma cos’è esattamente l’intolleranza al lattosio? Qual è la causa? Che problemi può provocare? Come si diagnostica? Esiste una cura? Come ci si deve comportare? In questo articolo cercheremo di rispondere a tutte queste domande.

COS’E’ L’INTOLLERANZA AL LATTOSIO? CHE PROBLEMATICHE PUO’ GENERARE?

L’intolleranza al lattosio è la più comune delle intolleranze alimentari, a carattere enzimatico, dovuta ad un difetto della disaccaridasi lattasi. Il disaccaride lattosio, per poter essere assorbito dal nostro corpo, deve essere scisso in galattosio e glucosio (fig.1).

Le persone che soffrono di intolleranza al lattosio non producono più l’enzima lattasi o ne produco una quantità insufficiente; questa assenza di enzimi provoca la mancata digestione del lattosio nello stomaco che giunge quindi indigerito nell’intestino.

intolleranza al lattosio

Il lattosio, arriva quindi in forma di disaccaride nell’intestino, viene attaccato dalla flora batterica intestinale, fermenta e genera un accumulo di gas e di acqua. Questi accumuli causano:

  • tensione e gonfiore addominale
  • crampi
  • feci molle
  • nei casi più gravi diarrea

Concentrazioni elevate dell’enzima lattasi sono fisiologicamente presenti nei neonati e diminuiscono dopo lo svezzamento, fino a scomparire completamente in età adulta. Solo una piccola percentuale, circa il 30 % degli adulti, ha ancora attivo l’enzima della lattasi e riesce a digerire il lattosio anche da grande.

In realtà, avendo spesso una base genetica, questa percentuale varia a seconda del paese di origine e può aumentare ulteriormente o può scendere (fig.2). L’intolleranza al lattosio è molto diffusa in Asia ed in alcune regioni dell’America; in Europa è più frequente nelle aree mediterranee, tra cui l’Italia e meno nel nord (fig.3).

 

 

QUALI SONO I SINTOMI DELL’INTOLLERANZA AL LATTOSIO?

Pur essendo un disturbo relativamente poco grave, l’intolleranza al lattosio si manifesta con dei sintomi poco gradevoli. Sintomi che potrebbero indurre a non sapere cosa è possibile mangiare, a privarsi di andare a mangiare fuori e di vivere serenamente la propria quotidianità alimentare.

Tra questi sintomi troviamo:

  • diarrea
  • coliche
  • insonnia
  • stitichezza
  • gonfiore addominale
  • nausea
  • vomito
  • mal di testa
  • flatulenze
  • meteorismo
  • prurito
  • irritazioni cutanee

Anche se questi sono i sintomi tipici dell’intolleranza al lattosio, non vuol dire che chi li avverte abbia un deficit da lattasi. Molte patologie dell’apparato digerente presentano dei sintomi analoghi. Ne sono un esempio il morbo di Crohn o la sindrome dell’intestino irritabile.

Se si sospetta un’intolleranza al lattosio, una delle prime cose da fare è prestare attenzione a quello che succede dopo aver mangiato cibi contenenti lattosio. Se nelle 3 ore successive si cominciano a sentire gonfiore addominale, eccesso di aria nell’intestino o nausea, allora si potrebbe essere intolleranti al lattosio. I tempi di comparsa del malessere possono variare da individuo a individuo e dipendono dalla quantità di lattosio ingerita.

COME DIAGNOSTICARE L’INTOLLERANZA AL LATTOSIO?

Gli studiosi identificano due tipi di intolleranza al lattosio:

  • l’intolleranza al lattosio primaria 
  • l’intolleranza al lattosio secondaria

Nel primo caso l’organismo non produce le lattasi per un difetto genetico, per questo motivo i sintomi dell’intolleranza si manifestano già nella prima infanzia.

Nel secondo caso, alcune malattie e affezioni dell’intestino come infiammazioni, allergie ed irritazioni possono danneggiare i villi, le strutture parietali dell’intestino che producono la lattasi e causare l’intolleranza al lattosio.

Per sapere se i sintomi sono da ricondurre a un deficit da lattasi bisogna fare dei test. Quelli più diffusi sono: l’H2 breath test ed il test genetico.

Cos’è l’H2 breath test?

L’H2 breath test, chiamato anche hydrogen breath test o test del respiro, misura la quantità di idrogeno presente nel respiro del paziente prima e dopo l’ingestione di lattosio. Quando il lattosio non viene digerito correttamente, i gas prodotti dalla fermentazione del lattosio vengono in parte assorbiti dai polmoni ed espirati dai polmoni. Una speciale apparecchiatura misura la quantità di idrogeno presente nel respiro e la confronta con la quantità presente dopo aver ingerito lattosio. Se questa è maggiore, allora è probabile che la causa sia un’intolleranza al lattosio. L’H2 breath test presenta alcuni limiti diagnostici e pratici, tanto nella preparazione quanto nell’esecuzione. Sebbene sia ampiamente utilizzato, questo test è molto scomodo in quanto dura parecchie ore (circa quattro), durante il test bisogna sopportare gli eventuali disturbi causati dall’ingestione di lattosio e può dare origine a falsi negativi. I normali cambiamenti nella flora intestinale possono modificare la quantità di idrogeno nel respiro. In questo caso, l’H2 breath test diagnosticherà un’intolleranza al lattosio che non esiste; inoltre non è in grado di stabilire se l’eventuale intolleranza sia di origine genetica  o patologica, cioè transitoria.

Il test genetico

L’identificazione della mutazione genetica responsabile dell’intolleranza al lattosio ha permesso di sviluppare test più precisi e affidabili, rispetto al test del respiro, come il test genetico. L’intolleranza al lattosio primaria è riconducibile ad un polimorfismo nella posizione -13910 della regione regolatrice del gene della lattasi (fig.4). Il metodo con test genetico evidenzia la presenza del polimorfismo -13910 T/C e pertanto la predisposizione all’intolleranza al lattosio primaria (PLI).

intolleranza al lattosio

Questo tipo di test analizza il DNA per scoprire se è presente il gene responsabile della predisposizione all’intolleranza al lattosio. Il test genetico ha il vantaggio di essere eseguito una volta sola non dando origine a falsi positivi/negativi, è pratico, non è invasivo poiché basta raccogliere un campione di saliva dalla bocca con un tampone, non sono necessari digiuni, sedute di ospedale o altre pratiche lunghe e scomode. Per questo il test genetico è ideale per i bambini. È anche molto utile anche per chi è già in possesso di una diagnosi di intolleranza al lattosio ottenuta con il breath test e vuole capire se si tratta di intolleranza al lattosio primaria o secondaria. Un test genetico negativo esclude un’intolleranza al lattosio permanente.

CURA E TERAPIA

Non esiste una vera e propria cura per l’intolleranza al lattosio. Per gli intolleranti al lattosio esistono degli integratori specifici, ovvero gli integratori di lattasi che, se assunti poco prima dell’ingestione dell’alimento contenente lattosio, permettono di digerire quest’ultimo. Ma non fanno miracoli, non si può abusarne e non curano l’intolleranza al lattosio.

La terapia è alimentare e prevede la riduzione oppure l’esclusione totale dalla dieta dei cibi contenenti il lattosio (latte e derivati). Altri rischi possono presentarsi con l’assunzione di cibi come dove il lattosio viene aggiunto come additivo al fine di mantenere una giusta morbidezza delle carni (ad esempio nei prosciutti cotti o insaccati). Anche altri alimenti come i cibi precotti, alcuni tipi di pane in cassetta e molti farmaci possono contenere lattosio.

Esistono comunque prodotti trattati quasi privi di lattosio, in particolare il latte ad alta digeribilità e tantissimi derivati come la mozzarella, la philadelphia, la panna, i fiocchi di formaggio, ecc.

In conclusione, una volta fatta una diagnosi certa, si può benissimo convivere con l’intolleranza al lattosio, vivendo una vita assolutamente normale e senza dover fare rinunce particolarmente gravose.

REGOLE COMPORTAMENTALI

Il lattosio può essere presente in molti alimenti o aggiunto a prodotti conservati, o già pronti, o in preparazioni industriali. Risulta fondamentale quindi leggere le etichette per accertarsi della presenza anche minima di lattosio.

ALIMENTI NON CONSENTITI

  • Latte, formaggi, panna, burro, margarine.
  • Pane al latte o in cassetta, cornetti o brioches da bar (chiedere quelli senza lattosio) ed altri prodotti da forno che potrebbero contenere lattosio per la preparazione.
  • I cibi da fast food contengono spesso lattosio.
  • Purè di patate in busta. Potete invece preparare del purè fatto in casa con patate fresche ed acqua.
  • Proteine del siero del latte (nelle “isolate” si trovano solo poche tracce di lattosio e spesso le aziende produttrici inseriscono degli enzimi digestivi)
  • Prosciutto cotto (attenzione: esiste in commercio quello “senza lattosio”)
  • Gelati o frappè (chiedere in gelateria se sono disponibili gusti senza lattosio).
  • Biscotti, dolci, creme a base di latte, anche in polvere o lattosio (indicato in etichetta).
  • Cioccolato e snack a base di cioccolato, ad eccezione di quello fondente che potrebbe non contenere lattosio.
  • Alcolici, alcuni liquori o creme a base di alcol potrebbero contenere lattosio (leggere etichetta).

ALIMENTI CONSENTITI CON MODERAZIONE (alimenti con lattosio in quantità minime o da verificare in etichetta).

  • Formaggi stagionati. La stagionatura ‘uccide’ il lattosio e rende quindi i formaggi invecchiati digeribili da (quasi) tutti gli intolleranti. Unica regola: scegliere quelli a stagionatura lenta (ad esempio parmigiano o grana).
  • Lo yogurt è spesso meglio tollerato perché il lattosio è parzialmente idrolizzato dai batteri naturalmente contenuti in esso (i famosi fermenti lattici).
  • Tortellini pronti e brodo granulare sono prodotti che contengono tracce di lattosio, quindi andrebbe valutata la tolleranza individuale. In alternativa preparare dei prodotti fatti in casa.
  • Alcuni farmaci o integratori possono contenere tracce di lattosio generalmente ben tollerate.

ALIMENTI CONSENTITI E CONSIGLIATI

  • Riso, farro, orzo, miglio, grano saraceno, pasta, pane, ed altri cereali o derivati da essi.
  • Patate.
  • Legumi secchi.
  • Carne, pesce, uova.
  • Tofu (“formaggio vegetale” senza lattosio).
  • Tempeh, seitan.
  • Frutta e verdura.
  • Frutta secca oleosa.
  • Bevande a base di soia, avena, farro, kamut, riso, mandorle, comunemente chiamate “latte di”.
  • Tutti i prodotti derivati dal latte che hanno subito un processo specifico e riportano la dicitura “senza lattosio” o“delattosato”.

L’intolleranza è un disturbo con il quale si può vivere e convivere serenamente, sicuramente porta qualche attenzione, però se seguite i nostri consigli vedrete che in fondo si vivrà comunque … con il sorriso!

dott. Adriano Arcuri, dott.ssa Tania Musca