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IPERTENSIONE ARTERIOSA

L’ipertensione arteriosa può essere considerata probabilmente come uno dei più importanti problemi di sanità pubblica nei paesi industrializzati: è frequente, non determina sintomi, è di facile diagnosi, viene solitamente controllata con semplici interventi terapeutici, ma provoca spesso complicanze importanti se viene trascurata.

Ma cos’è l’ipertensione? Ne esistono di vari tipi?

Nei casi in cui l’ipertensione non può essere considerata parte o conseguenza di un’altra malattia, si parla di “Ipertensione Essenziale”. 

Come forme di ipertensione secondarie vengono definite, invece, quelle ipertensioni che si possono considerare il risultato di una determinata malattia (spesso alterazioni endocrinologiche o renali) o dell’alterazione di un determinato fattore e in cui spesso, anche se non sempre, l’abolizione della malattia o l’eliminazione del fattore portano alla scomparsa dell’ipertensione.

Quando si parla di ipertensione?

Anche se è difficile fare una distinzione netta tra valori “normali” e “alterati”, la classificazione dei livelli di pressione arteriosa proposta è rimasta invariata negli anni (ESH/ESC linee guida) (Tabella 1 ) e l’ipertensione è definita tale per valori ≥ 140 mmHg PAS (pressione arteriosa sistolica) e / o ≥ 90 mmHg PAD (pressione arteriosa diastolica).

Tabella 1: Definizione e classificazione dei livelli di pressione arteriosa, ESH and ESC Guidelines

 

Tuttavia, oltre alla classificazione in gradi, è molto importante individuare la possibile presenza di danno d’organo. Le complicanze dell’ipertensione arteriosa possono, infatti, manifestarsi in diverse aree dell’organismo: a livello cerebrovascolare, cardiaco, vascolare periferico, renale o retinico (Figura 2). 

QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO?

Nell’eziologia dell’ipertensione, oltre alla familiarità e a condizioni patologiche che non sono riferibili alla volontà del paziente, sono stati identificati diversi fattori di rischio riconducibili a degli errori comportamentali e per questo MODIFICABILI, come:

  • un indice di massa corporea superiore a 30 (calcola il tuo IMC qui)
  • il fumo di sigaretta
  • livelli elevati di colesterolo
  • una vita stressante
  • mancanza di attività fisica

MODIFICHE DELLO STILE DI VITA

Il trattamento antiipertensivo rappresenta un mezzo di grande efficacia nella prevenzione della malattia cardiaca, ma molto spesso e troppo frettolosamente viene inteso come sola terapia farmacologica.

Iniziamo con piccoli cambiamenti… sembrano piccoli ma diventano enormi di fronte ai benefici che ci porteranno!

Vediamo insieme quali sono gli interventi che si sono dimostrati in grado di ridurre la pressione arteriosa. In fondo all’articolo, invece, abbiamo messo degli approfondimenti sugli alimenti da preferire, eliminare in base al loro contenuto di sale.

  1. Restrizione sodica

Pensate che l’introito di sale in molti paesi del mondo è tra i 9 e i 12 g al giorno.

L’assunzione giornaliera raccomandata è di 5-6 g di sale!

È stato dimostrato che una riduzione di circa 5 g al giorno ha un modesto (1-2 mmHg) effetto nel ridurre la pressione arteriosa sistolica nel soggetti normotesi mentre risulta più pronunciato (4-5mmHg) nei soggetti ipertesi.

    1. Limitazione del consumo di alcool

In questo dobbiamo fare una piccola distinzione di genere: per gli uomini è importante ridurre l’assunzione di alcool a non più di 20-30 g (2 bicchieri di vino al giorno). Nel caso delle donne ipertese non più di 10-20 g di alcool (1 bicchiere di vino al giorno). Il consumo di alcool non dovrebbe eccedere di 140 g alla settimana per gli uomini e 80 g per le donne.

    1. Alto consumo vegetale con riduzione di grassi

In un’alimentazione equilibrata nessun alimento è nocivo o deve essere eliminato. Tuttavia, in alcune condizioni (come in presenza di ipertensione) è importante fare più attenzione a cosa mangiamo. Diversi studi consigliano di ridurre l’apporto di grassi, soprattutto quelli di origine animale, aumentando quello di vegetali, come frutta e verdura, cereali ricchi in fibre ecc.

[Per saperne di più, in fondo all’articolo abbiamo dedicato una parte proprio ai consigli alimentari.]

    1. Calo ponderale

Nei soggetti normotesi l’aumento del peso è associato ad un aumento della pressione arteriosa, mentre nei soggetti obesi ipertesi la perdita di peso porta ad una riduzione della pressione stessa o, nel caso siano sottoposti a trattamento farmacologico, rende possibile la riduzione o l’abolizione di quest’ultimo.

Il rapporto vita/fianchi è considerato il migliore fattore predittivo del rischio cardiovascolare e deve essere < 0,95 cm per gli uomini e <0,85cm per le donne.

Vengono poi presi in considerazione l’indice di massa corporea (rapporto tra peso e altezza espressa in metri al quadrato), che già a valori di 25 nelle donne viene considerato ad alto rischio, e la circonferenza addominale che trova i suoi valori limiti nei 102 cm per gli uomini e negli 88 cm per le donne.

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    1. Esercizio fisico regolare

Studi epidemiologici suggeriscono che l’esercizio fisico regolare possa essere benefico sia per la prevenzione che per il trattamento dell’ipertensione, per ridurre il rischio cardiovascolare e per diminuire la mortalità.

ALIMENTAZIONE E IPERTENSIONE 

Cerchiamo allora di capire insieme come avere un’alimentazione equilibrata facendo scelte salutari per la nostra pressione.

ALIMENTI DA EVITARE

  • Alimenti conservati sotto sale, in scatola o in salamoia, dadi ed estratti di carne poiché contengono elevate quantità di sale.
  • Cibi confezionati, snack salati (patatine, arachidi e salatini, ecc) e da fast-food.
  • Cibi affumicati (salmone, tonno, pesce spada), cibi sott’olio o cibi sott’aceto.
  • Salse tipo soia, ketchup, barbecue, maionese, miso, ecc.
  • Condimenti grassi come panna, margarine, ecc.
  • Insaccati come mortadella, salame, salsicce, pancetta, bresaola e prosciutto crudo.
  • Superalcolici e alcolici.

ALIMENTI CONSENTITI CON MODERAZIONE

  • Sale da cucina. E’ buona regola ridurre quello aggiunto alle pietanze durante e dopo la cottura.
  • Caffè e tè, limitando il consumo a non più di 2 tazze al giorno, salvo esplicito permesso del medico.
  • Vino, con le indicazioni viste in precedenza.
  • Carni grasse.
  • Formaggi ad alto contenuto in grassi e sale (pecorino, gorgonzola, feta, formaggi fusi) . Ridurre le porzioni o preferire i formaggi che contengono minor contenuto di sodio.
  • Affettati con la frequenza di 1 volta a settimana. Preferire prosciutto cotto e insaccati derivanti da carni di pollo e tacchino perché contengono il 40% in meno di sodio rispetto a bresaola, prosciutto crudo.
  • Liquirizia. Un suo abuso può innalzare i valori pressori.
  • Prodotti da forno quali crackers, grissini e cereali da prima colazione (controllare il quantitativo di sale in etichetta).

ALIMENTI CONSENTITI E CONSIGLIATI

  • Verdura cruda e cotta. La varietà nella scelta permette di introdurre correttamente i sali minerali, le vitamine e gli antiossidanti necessari per l’organismo e utili a ridurre il rischio cardiovascolare.
  • Frutta, circa due-tre frutti di medie dimensioni. Preferire quella di stagione e limitare al consumo occasionale dei frutti zuccherini quali banane, cachi, fichi, uva.
  • Legumi (lenticchie, ceci, fagioli, piselli, fave, ecc.) sono un’importante fonte di proteine vegetali; possono pertanto essere considerati dei veri e propri secondi piatti.
  • Pesce (fresco o surgelato) tre-quattro volte alla settimana.
  • Carne bianca (pollo, tacchino, coniglio) proveniente da tagli magri e che sia privata del grasso visibile.
  • Latte e yogurt scremati o parzialmente scremati, ricchi in calcio e potassio.
  • Formaggi freschi come ricotta, stracchino, mozzarella consumandoli non più di due volte alla settimana, in alternativa al secondo piatto.
  • Patate.
  • Riso e  pasta integrali da preferire ai corrispettivi raffinati.
  • Pane sciapo, toscano o pane con meno sale aggiunto rispetto al pane tradizionale (che contiene circa 600 mg di sodio per 100 grammi).
  • Olio extravergine di oliva, aggiunto a crudo e con moderazione.

CONSIGLI PRATICI

  • Leggere le etichette dei prodotti , soprattutto per accertarsi del loro contenuto in sale: preferire i prodotti che indichino in etichetta la quantità di sodio.
  • Non aggiungere sale a tavola (ad esempio sulle insalate). Aggiungere il sale solo nell’acqua di cottura della pasta o del riso (non più di un cucchiaio da tavola ogni 5 L di acqua di cottura).
  • Preferire erbe aromatiche (come aglio, cipolla, basilico, prezzemolo, rosmarino, salvia, menta, origano, maggiorana, sedano, porro, timo, semi di finocchio) e spezie (come pepe, peperoncino, noce moscata, zafferano, curry) per insaporire le pietanze ed evitare l’aggiunta di sale.

LO SAPEVATE CHE…

  • Ci sono alcune varietà di tonno in scatola che hanno un contenuto inferiore di sale, ad esempio il “Tonno Nostromo basso in sale”, che attraverso metodi di cottura al vapore raggiunge un prodotto con quantità di sale molto ridotte.
  • Molti prodotti prestano attenzione al contenuto di sale, basta solo cercare un po’ meglio al supermercato. Saper leggere le etichette nutrizionali è un passo importante per un’alimentazione attenta!
  • Affettati e insaccati contengono di per sé molto sale ma quelli confezionati ne hanno molto di più rispetto ad un taglio fresco poiché devono resistere ad un tempo di conservazione più lungo.
  • Il sale naturalmente contenuto negli alimenti è già sufficiente per le nostre necessità.
  • L’abitudine a consumare cibi ricchi di sale crea dipendenza: più mangiamo cibi saporiti più avremo bisogno di aggiungere sale.
  • È disponibile in commercio sale iodato (sia “fino” che “grosso”), che non va confuso con il “sale marino” o il “sale int
  • egrale”. Il sale iodato è semplicemente sale comune al quale è stato aggiunto iodio sotto forma di ioduro e/o iodato di potassio. Non è un prodotto dietetico destinato a particolari categorie di individui, ma un alimento che dovrebbe diventare di uso corrente. Sia l’Organizzazione Mondiale per la Sanità che il Ministero della Salute italiano ne consigliano l’uso a tutta la popolazione, al fine di prevenire o correggere quella carenza di iodio che anche in Italia è piuttosto diffusa.

LE FONTI “NASCOSTE DI SALE”

TABELLA 1 – PANE E CEREALI

alimenti ricchi di sale

 

TABELLA 2 – ALIMENTI CONSERVATI E TRASFORMATI RICCHI DI SALE

TABELLA 3 – SALE E CONDIMENTI ALTERNATIVI

Fonte: Linee Guida per Una Sana Alimentazione, INRAN 2003
I valori  di sodio contrassegnati con * derivano da informazioni ricavate dalle etichette nutrizionali. Per facilitare la lettura viene riportato l’equivalente in sale ottenuto moltiplicando il contenuto di sodio per 2,5.

dott.ssa Annalisa Silenzi